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L'area cimiteriale più vasta è quella che occupa il versante Est Sud-Est del colle che digrada dalla villa Medicea all'Arno, di fronte al masso della Gonfolina (necropoli del Prato di Rosello). Qui sono stati identificati una decina di tumuli con tombe di VII secolo a.C. e sepolture più recenti.
Le tombe dei quattro tumuli indagati alla fine degli anni sessanta erano costruite con grandi lastre di arenaria e coperte a tetto piano, sono state trovate in gran parte crollate e violate in antico.
Tumulo A: la tomba, con cella quadrata, era stata violata nel II secolo a.C. Vi sono stati trovati frammenti di un piatto fruttiera in bucchero. Nella terra del tumulo fu trovata una sepoltura di incinerato databile fine IV, inizio V secolo a.C.
Tumulo C: la tomba, con piccolo vestibolo e cella rettangolare in lastre d'arenaria, è stata violata più volte in epoche diverse, ha tuttavia restituito due serie di unguentari e l'incensiere in bucchero che porta incisa nel sostegno una delle più antiche iscrizioni in alfabeto etrusco settentrionale menzionante il proprietario oppure il fabbricante dell'oggetto. La tomba si data alla fine del VII secolo a.C.
Nella parte più bassa della necropoli, nel 1942, durante operazioni belliche, venne scoperta nel fianco di un tumulo una sepoltura di incinerato in ziro. Il corredo, intatto, era costituito da un grosso cratere etrusco a figure rosse utilizzato come cinerario e da un servizio da banchetto in bronzo di probabile provenienza volterrana (fine IV sec. a.C.).
Un gruppo di sepolture doveva trovarsi anche nell'area del podere Grumolo, a Nord-Est della Villa Medicea. Qui è stato identificato un tumulo che copriva una tomba a camera, crollata e danneggiata dai lavori agricoli. Alcune sepolture di V secolo sono testimoniate dal ritrovamento di cippi che ne costituivano il segnacolo, il cippo in Arenaria di Arstni, un cippo a clava frammentario in marmo e due cippi a sfera.
Un ultimo gruppo di sepolture doveva trovarsi nell'area della Pieve di San Leonardo da dove provengono due frammenti di sarcofago in nenfro di età ellenistica (nei depositi del Museo Archeologico di Firenze), il cippo fiesolano con capride rampante del Museo di Artimino, utilizzato a lungo come paracarro davanti alla chiesa e alcune urnette che vennero ala luce durante il restauro della Pieve, ora conservate nello stesso Museo; al loro posto, nelle pareti esterne della chiesa, sono stati posti dei calchi in gesso.
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